I Dottori che tante volte ho incontrato, quelli con l'aria arrogante e con sguardo sprezzante verso i pazienti, anche se capaci di perfette diagnosi, hanno ormai, per fortuna, vita breve. A me purtroppo è spesso mancato l'approccio umano da parte del medico nelle mie esperienze in ospedale da bambino, eppure ne sentivo fortemente la necessità.
Ma la civiltà sta capendo, con grande disappunto della Medicina occidentale (civiltà non è sempre uguale a Occidente), che la prima terapia sul paziente è quella della cura umana ed empatica. Figuriamoci se aggeggi complicati come i nostri organismi non hanno in sé la soluzione a tutti i problemi. Forse il compito delle figure mediche è solo quello di stimolare l'organismo a difendersi. Di “cura” ed “empatia” si è parlato al seminario che il nostro ganzo prof ha tenuto martedì 8 aprile e che ha presentato la realtà della clownterapia di "M'illumino di immenso". Questo è un progetto realizzato in collaborazione con la nostra università dall'associazione artistica Castellinaria: due “clown-dottori” accompagnano studenti di Medicina e delle Professioni Sanitarie nei reparti di pediatria e di neonatologia per renderli consapevoli del grande beneficio che si ha sulla salute quando si sta bene “con l'umore”. Una cosa che mi colpiva leggendo i resoconti delle splendide giornate ( forse sono loro ad averle rese splendide!) di “Nuvola e Formaggino” è il fatto che ogni bambino viene chiamato per nome, dandogli quindi un'identità non solo clinica, ma umana! Hanno proprio centrato il segno!
Ormai è ampiamente verificato “empiricamente” che “iniezioni di allegria”hanno implicazioni fondamentali nella cura delle patologie ma siccome gli scienziati pretendono sempre spiegazioni biochimiche a tutto, gli studi si stanno sviluppando, ed ecco un articolo molto interessante, su un sito altrettanto utile per chi ne vuole sapere di più sulla clownterapia.
Magari diventassimo tutti clown-dottori o semplicemente medici “empatici” che, come dice Umberto Veronesi nel suo ultimo libro, sanno “guarire con le carezze”. Abbiamo ancora molti anni per affinare queste capacità e, se vogliamo, per accrescere il nostro “know how... to care about others”!
Nessun commento:
Posta un commento