venerdì 4 aprile 2008

Come avrebbe detto la mia prof di inglese: MISSING CONTEXT! (compito 5)


"La matematica è l'unico linguaggio universale!"

Non se lo meriterebbe davvero quel disonesto, ma inizio questo post con una citazione del mio professore di matematica di I liceo scientifico, ingegnere elettronico. Questa fu probabilmente l'unica frase intelligente dell'anno scolastico e fu pronunciata ai colloqui davanti a mio padre il quale, ingegnere anche lui, rimasto affascinato, fu disolto dalla mia preghiera di infamarlo a voce alta per tutto l'istituto (poche speranze a priori che mio padre alzi la voce...)

Un linguaggio ha le sue regole, la sua grammatica e deve formare frasi di senso compiuto che abbiano riscontro nella realtà, altrimenti sono frasi che si dimenticano. Quest'ultimo punto è quello in cui i ragazzi si trovano persi. Che senso ha un'equazione di secondo grado, uno studio di funzione, un integrale, i ragazzi escono dal Liceo Scientifico ITALIANO e non lo sanno. Insomma il contesto si perde per strada. Anche secondo la professoressa Zan dell'Università di Pisa la difficoltà di apprendimento della matematica è la mancanza di un contesto (da Ulisse):

"Un possibile motivo comune per questi comportamenti può essere il percepire la matematica come una disciplina che sfugge al proprio controllo: a sua volta questa percezione di incontrollabilità può provenire da convinzioni su di sé molto negative (‘sono negato’, ‘non ci ho mai capito nulla’, ecc.: quello che si chiama uno scarso senso di auto-efficacia), o da una visione della matematica come disciplina di prodotti scollegati tutti da ricordare, e quindi di per sé incontrollabile. Anche se spesso nei ragazzi con difficoltà questi due aspetti sono entrambi presenti, è comunque diverso il peso che hanno, ed è chiaro che l’intervento dell’insegnante dipenderà dalla particolare ‘combinazione’ che caratterizza lo studente. Così se prevalgono le convinzioni negative su di sé, bisognerà lavorare su quelle, e permettere all’allievo di ricostruire il suo senso di auto-efficacia: certamente questo lavoro di ricostruzione avverrà nel contesto della matematica, ma i contenuti possono essere i più vari. Se invece prevale una visione della matematica come disciplina di prodotti scollegati e quindi da memorizzare (cioè di per sé incontrollabile), bisognerà cercare di scardinare tale visione, proponendo attività matematiche in cui venga sottolineata l’importanza di processi quali esplorare, congetturare, mettere in relazione, argomentare,…

Vorrei sottolineare che nessuno studente nasce con la percezione di incontrollabilità della matematica: la costruisce nel corso dell’esperienza scolastica. L’insegnamento ha grosse responsabilità nella costruzione di una visione di sé negativa, o della matematica come disciplina di prodotti scollegati, e questo pone il problema di come fare a prevenire – oltre che superare - questi fenomeni. "

E' evidente l'esigenza psicologica di un contesto: alcune persone (studenti prima, professori dopo) con una particolare predisposizione naturale (che comunque può esistere o no!), colgono nella matematica un gioco divertente, ma quasi mai il contesto.
Ora, il mio rapporto con la materia e con chi me l'ha insegnata, rimane non idillico (uscito dal Liceo con 99, a causa della prova di matematica), ma posso dire che un contesto in cui si inquadra la matematica è quello della Logica che la realtà sembra seguire con buona approssimazione: se imparassimo a notare, fin dalla scuola, che i procedimenti logici che nascono dal 2+2 si sviluppano, si sommano, si aggrovigliano fino a spiegare, con buona approssimazione, i fenomeni naturali, sono convinto che la matematica ci starebbe più simpatica. A questo compito dovrebbe assolvere, nel triennio dei Licei, la Fisica, materia maltrattata da alcuni (o molti?) matematici che la ritengono una mera applicazione seria del gioco a cui si sono affezionati e che hanno imparato a ripetere a lezione per anni e anni fino alla nausea. La Fisica quindi offre un contesto, l'Informatica ne offre un altro ma il "linguaggio matematico" usato nell'Informatica è un po' complesso e quindi meglio la Fisica. Si insegni bene la Fisica a scuola allora! Si usino matematici per insegnare Matematica, Fisici per insegnare Fisica. A ciascuno il suo!

A proposito di citazioni letterarie, mentre le altre materie sono espressamente emotive (la Poesia) e hanno un contesto (la biologia nel contesto degli esseri viventi, la letteratura e l'economia nei contesti storici, geografici...) la Matematica, in mancanza di un contesto, appare arida ed è troppo suscettibile del rapporto con l'insegnante, che viene a ricoprire interamente la sfera emotiva della relazione fra il soggetto e l'oggetto dell'apprendimento. Come per chi segue una terapia farmacologica o psicologica, anche per l'apprendimento, il primo requisito risulta sempre essere la predisposizione emotiva: come Freud aveva notato un transfer nella fiducia nell'analista, requisito perchè la terapia psicoanalitica riuscisse, allo stesso modo l'insegnante di Matematica svolge un ruolo decisivo nell'apprendimento.

Allora prof, perchè Lei e i Suoi colleghi universitari che vi occupate dei settori scientifici in senso stretto, non vi impegnate personalmente nella rivisitazione delle modalità di insegnamento della matematica nelle scuole? La sfida è aperta!

2 commenti:

Andreas Formiconi ha detto...

Buono buono!
Mi piacerebbe codesta sfida ma quando? La notte?

Andreas Formiconi ha detto...

Ah, grazie per la citazione della prof. Zan ...